Libri al Vapore.
Marinai, tamerici e ritratti.

Veniamo alle letture di questo mese. La prima opera che abbiamo sottoposto ad attenta disamina critica è la raccolta di poesie di Giovanni Pascoli, Myricae. Non me ne abbiano i Lettori ma colgo l’occasione per rivolgermi direttamente a Pascoli che è amico di lunga data, frequentando da anni comunemente la trattoria Ponte del Diavolo a Borgo Mozzano in Garfagnana. Caro Giovanni, ma che ti è saltato in mente? Gli albicocchi in fiore, il prunalbo, il bubbolio, la rondine uccisa, l’assiuolo che canta chiù... chiù... Giovannino mio ma di che scempiaggini scrivi? Non più tardi dell’anno scorso, ricordo come foss’ieri, eravamo in un casino a Lucca e mi dicesti “Se scrivo un altro verso come Carducci so io dove me la ficco la pargoletta mano!” Dove sono finiti quei buoni propositi Giovannino? Non ci siamo, non ci siamo proprio. Che forse dobbiamo incominciare ad ispirarci con l’assenzio come fanno quei due francesi dalla dubbia fama morale e di cui non voglio proferire il nome? No Giovannino, altri sono gli esempi a cui ti devi ispirare. Lascia perdere la debolezza del fanciullino e cogli esempio dall’opera del prossimo scrittore di cui intendo parlare qui. Oscar Wilde è scrittore inglese che da sempre è esempio di virilità, signorilità, eleganza ma senza eccessi e anche di una certa dose di crudezza come si evince dall’ultimo libro pubblicato in patria e che mi è or ora pervenuto fresco di stampa, The Picture of Dorian Gray. Così come ero certo del giusto castigo del protagonista alla fine del libro, non ho dubbio alcuno che Wilde scalerà le gerarchie della società vittoriana e che in breve tempo diverrà fulgido faro e mentore per molti giovani rampolli inglesi, freschi virgulti di quest’epoca.
Concludo citando la curiosa pubblicazione di La Scienza in cucina e l'Arte di mangiar bene di tal Artusi Pellegrino, forlimpopolese. Trattasi di un ricettario di cucina che doverebbe aiutar le massaie italiane a prepar il desinare. Posto che è un delitto sprecar la lepre con le pappardelle e che dei testaroli al pesto di Pontremoli non ne ho vista traccia, letto questo libro mi vien da pormi tre quesiti. Ma davvero ci stanno donne di casa che sanno legger e scrivere? E se lo sanno fare, a che gli serve? E alla fine, ma a chi interesserà mai un libro di cucina?
Passifloro De Chiarbulis, critico scapigliato, 03 ottobre 1891.
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