Ecce hominide

Una feroce battaglia si sta consumando in questi giorni in Europa, ma non vi preoccupate cari Lettori non stiamo parlando di un’altra guerra provocata dalla smania di conquista del Marchese di Salisbury, primo ministro inglese. Sebbene abbia avuto origine in Gran Bretagna la battaglia non è di cannoni ma di idee ed è in progresso da ormai vent’anni, più precisamente dal 1871 quando il dottor Carlo Darwin ha pubblicato un tomo intitolato L'origine dell'uomo e la selezione sessuale. Nel saggio il Darwin estendeva le sue idee sulla evoluzione e sulla selezione naturale, già esposte nel precedente libro Sull'origine delle specie per mezzo della selezione naturale o la preservazione delle razze favorite nella lotta per la vita, agli uomini ed indicava nelle specie delle scimmie ominidi gli antenati più probabili della umana specie nostra. Coloro che sostengono vera codesta teoria della origine scimmiesca dell’Uomo si scontrano giornalmente con le schiere di avversari, ecclesiastici e non, i quali ritengono che la verità risieda nelle Bibbia ed in particolare nel libro della Genesi. Nell’attesa il prossimo aprile dello scoccare del decimo anniversario dalla scomparsa del povero Darwin e in concomitanza con la sua venuta nel Regno per una serie di conferenze abbiamo invitato nella nostra redazione il dottor antropologo olandese Eugenio Dubois a schermagliare a difesa delle tesi del Darwin con il teologo gesuita, matematico, filosofo naturale, economista ed esperto erborista, abate Gian Giacomo Fiele, araldo della verità della Chiesa e delle Sacre Scritture.

Chiarissimo Professor Dubois ci illustri brevemente in cosa consistevano gli scavi che ha condotto nelle Indie Olandesi, in particolare nell’Isola di Giava.
"Fino a qualche giorno fa mi trovavo per conto dell’Accademia Reale delle Scienze dei Paesi Bassi a scavare in quel di Giava per cercare il cosiddetto anello mancante tra le scimmie e la specie umana. Nonostante gli straordinari risultati raggiunti, debbo dire che la spedizione è stata assai faticosa e talmente perigliosa che trenta su trendadue dei miei operai locali sono periti in quelle settimane a causa di febbri malariche."
Deve essere stato terribile Professor Dubois. Anch’Ella è stato colpito da questa terribile malattia?
"Che diamine no. Io sono arrivato sul luogo per mezzo di una chiatta opportunamente dotata di zanzariere e solamente quando gli indigeni rimasti alle mie dipendenze ebbero diradato la giungla per qualche chilometro quadrato mi affacciai dalla cambusa. D’altronde come avrei potuto dirigere gli scavi delle mie menselijke schoppen, come solevo chiamare affettuosamente i miei sottoposti, se fossi stato malaticcio?"
E’ un modo di dire olandese presumo. Può tradurcelo in italiano?
"Pale umane."
Ci dica del recentissimo ritrovamento di cui ha dato notizia poco fa in anteprima proprio per il Telegrafo a Vapore.
"Ebbene, una sera mi trovavo assieme alle mie shoppen attorno al fuoco per desinare. Mentre mangiavo la mia zuppa d’erba vidi un indigeno che utilizzava una strana scodella. Il mio occhio di antropologo notò subito che quella scodella in realtà era una calotta cranica. Egli mi disse che l’aveva trovata poco distane dal luogo degli scavi. Io non persi tempo e ordinai ai miei lavoratori di prendere i loro arnesi e cominciare a scavare nel punto indicatomi. E’ stato un lavoro di tre giorni, ininterrotto e massacrante, tanto che otto dei miei operai sono periti per inedia e per lo sforzo e sono stati sepolti proprio in quella buca dove, poche ore prima, portavano alla luce un femore e due denti di un essere che, senz’ombra di dubbio, possiamo identificare come quell’anello mancante che tanto agognavamo."
Come può definire in poche parole quest’essere ai Lettori del Telegrafo.
“Era una via di mezzo tra un uomo e una scimmia. Un uomo scimmia o, usando la tassonomia linneana, un Antropiteco."
Un termine un po’ astruso.
"Preferisce pitecantropo? E’ sia! Pitecantropo! Pitheacantropus erectus!"
Fantastico. Che cosa ne dice di questi strabilianti risultati abate Fiele?
"Inquisizione, scomunica e rogo, questo da sempre è l’atteggiamento della Santa Romana Chiesa verso coloro che hanno sostenuto queste eresie, ma purtroppo i tempi sono cambiati. Che ci vuoi fare caro figliolo, il Papa non comanda più da nessuna parte e pur essendoci la possibilità giuridica di pigliare e bruciare non ce lo lasciano più fare, a posse ad esse non valet consequentia."
Non le sembra una risposta un po’ forte?
"Caro figliolo, questo eretico sta dicendo che non è stato Dio a creare l’uomo, che il mondo non è stato creato in sei giorni ma che è vecchio di milioni di anni, e che i tuoi e i miei antenati sono dei gibboni che si mangiavano le pulci che si toglievano dalla pelliccia a vicenda. Cosa pretende questa gente da Santa Romana Chiesa? Che gli apriamo la Cappella Sistina per la presentazione dei loro libri? Eh, scusami, vuoi ereticare e allora io ti inquisisco, cuius commoda eius et incommoda."
Quindi per concludere padre Fiele, Lei ritiene che tra Chiesa Cattolica e darwinismo non ci potrà mai essere un avvicinamento?
"Ma certo che ci può essere un avviciniamento, ci mancherebbe altro. La Chiesa Cattolica da sempre cerca di avvicinarsi ai darwinisti, d’altronde come potremmo prenderli altrimenti? Sarebbe meglio se fossero loro ad avvicinarsi a noi ecclesiastici. Sa, noi siamo ormai tutti vecchi e sarebbe gentile da parte loro farci il piacere di venir vicino cosi possiamo prendere bene la mira con il pastorale o con l’aspersorio, d’altronde ducunt volentem fata, nolentem trahunt. Eh caro figliolo cosa vuoi farci, bisogna farsi coraggio."

Mastro Ciliegia, 12 ottobre 1891.

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