Alla gloria delle Anguille



Da tempo si lamentava l'assenza, in terra italica, di una gazzetta che desse conto, oltre che delle consuete panoplie di ricorrenze storiche e sociali, delle molte meraviglie del mondo naturale. Con grande piacere, chiamato su queste pagine a recare sia diletto sia educazione alle menti rammollite dall'influenza papale, posso annunciare una mirabolante scoperta avvenuta proprio in questi giorni in terra d'America.
Il popolo americano, debbo dire, non cessa di sorprenderci. E in questi tempi ci soprende, appunto, con la notizia di un avvistamento, avvenuto in una piccola e tetra cittadina di coltivatori di pannocchie dell'Indiana, di una creatura mirabolante. Una diecina di giorni fa a Crafwordsville, infatti, due portatori di ghiaccio prima e un pastore con la relativa figliola poi hanno affermato di aver scorto, nei cieli, una strana forma di natura misteriosa, una sorta di biscia o meglio di anguilla alata veleggiante tra le nubi.
La creatura, ribattezzata con non molta fantasia Mostro di Crawfordsville, pare abbia gettato nello scompiglio gli abitanti del luogo, facendo temere l'arrivo di una qualche dannazione e piaga infernale. Non è dato sapere se opportune indagini siano state svolte per verificare l'eventuale propensione al vino e al gin dei protagonisti (un certo sospetto sorge dal sentire che siano coinvolti dei portatori di ghiaccio, gente di solito rissosa, pronta alla battuta salace, svelta di coltello e di bicchiere), ma par certo, quantomeno per il riguardo che si deve agli infanti, che la bimbetta pastorale sia da considerarsi una testimonia degna di una qualche fiducia.
La notizia, che a tutta prima mi aveva recato un grande piacere, facendomi subito progettare una spedizione oltreoceano, con una buona attrezzatura composta da schioppo, rampone da baleniere, arco e lume da pesca al bisatto, mi ha poi fatto correre in corpo una qual vena malinconica, un dolore patriottico, una tristezza fluviale. Se infatti c'è un paese che può vantare il nome di terra d'elezione del popolo anguillesco, è proprio in terra d'Italia che lo si può trovare. Mi riferisco – non c'è quasi bisogno di dirlo – a quella ridente cittadina stretta nell'abbraccio di terra e acque che va sotto il nome di Comacchio.
Dove sono i comacchiesi in questo giorno? Si lasceranno sfilare la gloria di mano, come un baldanzoso colonnello in paltò a cui la mano ladresca abbia sottratto il cipollone d'oro? Occorrerà, a scoterli dal loro torpido giorno, che altre anguille straniere salgano alla gloria delle gazzette. Si dovranno attendere le visitazioni di Anguille sul Tamigi, di Bisatti sul Rodano, di Pesci Siluri sul Rio delle Amazzoni?


Ahi, genti di Comacchio, a quando il vostro canto di orgoglio? Sappiam bene che il comacchiese è per natura restio al clamore, che la sua vocazione è quella del pescatore, del contrabbandiere, del sognatore: tutte attività che meglio si svolgono nella pace del silenzio lagunare, al riparo dalla penna ciarliera del gazzettiere. Siamo ben consapevoli che poi la lingua di cui sono intessuti i loro discorsi è un'originale combinazione nata dal confluire di molteplici e talvolta contrastanti rigagnoli glottologici e che pare talvolta più adatta a richiamar lo scimmiotto che a comporre egloghe e sonetti. Ma dovrà alfine alzarsi il grido "Giù le mani dalle Anguille!".
Attendiamo con trepidazione chi, dalla terra mobile e fuggevole di Comacchio, sappia alzare ai cieli il Canto a una qualche Anguilla mirabolante, anche se non volante, una serpentina e lucida creatura d'acqua che, mossa dalle naturali pulsioni riproduttive fin al mar dei Sargassi, sia venuta poi a dare lustro e gloria a un luogo di incanto, tra gli ultraterreni ponti e i meravigliosi volti e le bocche – scarse di denti ma abbondanti di favella originale - degli abitanti comacchiesi.
Saturnino Farandola, 17 Settembre 1891

1 commento:

  1. Mastro Ciliegia08:50

    E' inaudito!

    Da che mondo è mondo gli articoli del Telegrafo sono vergati da nome e cognome dell'Autore. Protesto vibratamente con la direzione della tipografia Rebaudengo per questa gravissima manchevolezza e lancio un appello a chi scrisse: disvela il tuo nome! Perchè come scriveva il Vate Ai fatti, noi fusti vivevamo come i brutti, ma ora beviam il mirto con coscienza.

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