Le tigri della Boemia

Ne ho viste di tutti i colori nella mia tribolata esistenza che voi lettori non potete neanche immaginare, ho visto navi da battaglia francesi in fiamme al largo dei bastioni di Gibilterra e ho visto i raggi N di Blondlot balenare alla Scala durante la prima del Tannhäuser. Ebbene in tanti anni di stranezze non avevo mai sentito di una banda di malesi che commetteva impunita atti di pirateria a Praga, nel bel mezzo dell'Europa continentale. Certo tutti ci ricordiamo delle avventure di Henry Morgan o di Capitan Kidd, ma in questi casi si parla di malfattori vissuti più di cent'anni fa. In tempi più recenti possiamo ricordare la guerra di corsa intrapresa da avventurieri di ogni risma al servizio dell'una o dell'altra nazione durante le campagne napoleoniche. Come dimenticare poi l'attività piratesca dei cosiddetti Corsari di Casale Monferrato, che nel corso della guerra agli austriaci attaccarono le chiatte dei rifornimenti nemici lungo il Po, il Ticino e l'Adda e che, catturati in seguito ad un tradimento, vennero fatti penzolare dal ponte di Piacenza con una corda a mo' di collana.
Ma torniamo alla notizia arrivata dalla Boemia. I pirati che agivano a Praga erano asiatici, marinai malesi rimasti in Europa senza imbarco a causa del fallimento del loro armatore tedesco. Essi sono abituati nella loro terra ad alternare la pesca alla marineria, il contrabbando alla pirateria. Secondo quanto è stato affermato dal capo della polizia locale nonché dal borgomastro Jindřich Šolc, a differenza dei loro colleghi, la banda di pirati non operava però solcando le acque della placida Moldava. Con un lavoro dalla pazienza certosina infatti, i pirati avevano scavato un tunnel partendo da una delle condotte d'emergenza delle fogne, arrivando fino ad una grande grotta facente parte delle antiche catacombe. Conquistata quella posizione strategica quei malfattori incominciarono ben presto a compiere piccoli furti e rapine di poco conto e ad arruolare nuovi adepti tra le file dei vagabondi. Se fosse finita qui si sarebbe trattato di una faccenda molto simile a quella delle violentissime turbe di delinquenti che infestavano fino ad una ventina d'anni fa Nuova York. Invece i pirati, secondo un piano che a molti è sembrato studiato alla perfezione, hanno intercettato le tubature della rete di posta pneumatica in funzione da appena due anni. Con incredibile abilità i novelli Barbanera si sono appropriati di diverse centinaia di migliaia di corone scambiandole con denaro falso, prodotto per l'occasione in una improvvisata zecca sotterranea. Oltre al denaro, tra i documenti sottratti e duplicati anche le partiture di molte opere musicali inviate da famosi compositori, quali Antonin Dvořák, Zdeněk Fibich e Léon Minkus, ad una famosa ditta di pianoforti meccanici. Gli spartiti, già codificati in schede perforate secondo i dettami del matematico tedesco Markus Prosch III, sono stati sostituiti e immessi nel mercato illegale degli organetti da strada. Solo dopo diversi mesi di predazione il covo di questi pirati di terraferma è stato scoperto dalla polizia che ha bloccato ogni operazione illecita. Solamente una decina di banditi comunque è stata arrestata e a riprova del fatto che dietro al piano diabolico ci fosse una mente criminale superiore, gli arrestati hanno fatto il nome di un misterioso Professor Horfaniewśky. Vi ricorda qualcuno? A me sì: il Professor Orfanik.
Che il teutonico scienziato pazzo abbia deciso una volta per tutte di mettere in pratica le sue minacce?

Mastro Ciliegia, 17 novembre 1890.

1 commento:

  1. Anonimo16:47

    Caro Mastro, il suo racconto mi fa venire in mente le malefatte di alcuni gruppi di vongolari che, organizzati in barconi e armati di colubrine di piccolo calibro, battevano il delta del Po' pronti a svaligiare i malcapitati che si avventuravano lungo gli argini o le barche di pescatori. Certo che di questi malesi non se ne può più. E dire che un giovinotto delle mie parti, un certo Salgari, li ha eletti a suoi idoli... Gli ha perfino dedicato un romanzetto, uscito a puntate su un giornale di Verona...

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