Un'avventura sui tetti

I giornalisti del Telegrafo a Vapore si sa, sono cavalli di razza. Allevati a biada e pettegolezzi, li abbiamo abituati a sgroppare dietro le notizie anche a costo di levare il frustino e dare qualche scudisciata. Proprio da uno dei nostri migliori inviati, di cui non possiamo rivelare il nome e che chiamiamo amichevolmente Gandolin, viene il pezzo di prima mano che riportiamo qui sotto. Capite anche voi cari lettori il perchè di tanta segretezza nel mantenere le generalità della nostra penna visto che l'inchiesta che Gandolin sta seguendo pericolosamente è ancora in corso.

"Quando ricevetti l'incarico di accogliere l'ispettore Lestrade all'arrivo del piroscafo, per intervistarlo sulle ultime novità dell'inchiesta sul famigerato assassino Jack il Tagliagole, mai mi sarei immaginato di trovare una tal ressa di colleghi al Ponte Spinola. Tutti attendevano il corpulento ispettore inglese che invece continuava a non mostrarsi sulla passerella. Per un colpo di fortuna l'occhio mi cadde su di uno spilungone straniero che cercava di scendere dalla nave facendosi largo tra i giornalisti; l'intuito mi disse di aiutarlo a scavalcare quella masnada ed a condividere con lui una carrozzella. In un italiano biascicato mi informò di chiamarsi Smith e di essere un ingegnere americano in viaggio per lavoro, con il compito di presentare al Regio Consiglio Militare alcuni progetti che, era evidente, teneva precauzionalmente in una valigetta legata al polso con una catena di acciaio. Per sdebitarsi l'americano mi invitò a pranzare con lui in un ristorante della città vecchia, io accettai di buon grado pregustando di sorseggiare anche un buon vinello di campagna.
Non potei soddisfare il mio desiderio perchè, proprio mentre si stava brindando alla salute della Regina Margherita, un proiettile sparato dal tetto di una casa vicina frantumò il mio bicchiere levato al cielo. Non feci neppure in tempo a rendermi conto dell'accaduto che l'amico americano mi spinse a terra. Rimanemmo nascosti dietro una fioriera mentre i colpi la crivellavano. Quando tornò la calma Smith tirò fuori da una tasca un revolver e partì alla caccia della figura nera che sporgeva da dietro un camino. Da parte mia ero impietrito dall'emezione ma l'occasione era troppo ghiotta, seguì Smith arrampicandomi su di una terrazza e da lì saltando sui tetti delle case più basse raggiunsi il punto da cui lo sparatore era appostato, il fucile era appoggiato al comignolo e Smith lo stava esaminando. D'un tratto vedemmo un uomo con un lungo mantello nero sbucare da dietro uno dei camini e saltare verso il tetto della palazzina vicina, io e Smith ci guardammo per un attimo e poi scattammo all'inseguimento. Non so neanche quante volte ho rischiato di cadere e per quanti tetti e cornicioni inseguii quel mariuolo, di certo dei tre ero quello che procedeva con il passo più lento ed impacciato. Alla fine riuscimmo a bloccare il fuggiasco su di un tetto isolato, vistosi accerchiato l'uomo si girò verso di noi, disse qualcosa in inglese al mio compagno di caccia citando anche il nome di Jack the Ripper, fece un inchino e si lanciò nel vuoto. Mi affacciai convinto di vederlo sfracellare e invece da sotto il mantello sbucarono due ali meccaniche, dalla figura molto simile a quelle progettate dal Leonardo, che lo fecero planare e poi innalzarsi verso le colline ed una fuga certa. Per niente stupefatto, Smith prese bene la mira e sparò con la sua Colt. Una delle alì meccaniche si bloccò di colpo e l'uomo perse velocemente quota fino a schiantarsi sulle vetrate della Galleria Mazzini. Scendemmo a rotta di collo dal tetto ma giunti alla galleria trovammo solo un nutrito gruppo di persone che guardava in alto la carcassa penzolante di uno strano marchingegno alato, ma di cadaveri neanche l'ombra. Smith, che intanto aveva già riposto l'arma, mi salutò, ringraziandomi ancora, e prima di sparire tra la folla mi lasciò il suo biglietto da visita.".

Gandolin, Genova, 24 ottobre 1889.

1 commento:

  1. Anonimo11:39

    Cari signori del telegrafo. Devo confessare un certo disappunto venutomi dalla lettura del resoconto del vostro Gandolin. L'erba del vicino è sempre più verde, dunque! Gli albionici e i mangiarane son sempre davanti a noi. Ebbene, anche noi italiani abbiamo personaggi di primissimo rango nel campo delle investigazioni: non c'è bisogno che vada a ritroso fino ai tempi di Giovanni dalle Bande Nere o di Ettore fieramosca. Basti pensare alla brigate mobili di sicurezza dei bersaglieri, già distintesi nella guerra di Crimea. Ricordo la sera in cui Cavour, La Marmora e il professor Mantegazza decisero di creare il corpo di polizia segreta piumata. Che giorno per la nostra patria!!!
    Vostro
    Gioachino Stampacchia
    Medico della Real Casa

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