Moti circensi a Londra

La città di Londra, sebbene sconvolta dalle malefatte del misterioso assassino che si fa chiamare Jack lo Laceratore, è stata allietata, nella tiepida estate del 1889, da un evento che, si può ben dire, ha attirato grandi e piccini. È infatti arrivato nella capitale della terra albionica il fantasmagorico spettacolo del circo a tre piste del celeberrimo P.T. Barnum. Il circo Barnum, che già altre volte ha visitato il vecchio mondo, è una delle più grandiose attrazioni d’America. Lo stesso fondatore, uomo di largo ingegno e di cuore munifico, è noto per le sue posizioni di filosofo universalista, e il suo sogno è quello di portare, oltre che letizia e allegria, pace e prosperità a tutti gli uomini. Purtroppo va detto che le posizioni progressiste del Signor Barnum sono state equivocate da un nutrito gruppo di anarchici, socialisti e bakuniani, che sono accorsi a frotte a Londra attirati dallo spettro di un possibile moto rivoluzionario. Non contenti di aver dato filo da torcere ai bravi poliziotti inglesi, ubriacandosi nelle bettole delle zone malfamate di Whitechapel, le torme sediziose di rivoluzionari hanno recato lo scompiglio nel cimitero di Highgate, ove si erano recati per rendere omaggio alla tomba di Carlo Marx. Infine, carichi di gin e di birra di poco pregio, si sono recati con gran scandalo presso la piazza in cui si trovava montato il tendone multicolore del circo. Acclamando la rivoluzione hanno fatto tanto chiasso da chiamar fuori il Signor Barnum che ha cercato di riportare i ribaldi a miti consigli. Ma, ahimè, l’orazione pacifista del profeta del circo non ha sortito altro effetto che quello di esacerbare gli animi, inducendo i baffuti anarchici a dare l’assalto alle gabbie delle belve feroci armati di torce, coltelli e di qualche rivoltella. Prima che l’esercito (un gruppo di reduci dall’India i quali, sebbene malarici, hanno tenuto testa ai rivoltosi) intervenisse, un gruppo di kropotkiniani della provincia di Savona ha liberato un Orango Tango, deducendo dal manto rosso dell’animale la sua natura intrinsecamente rivoluzionaria. Per fortuna l’intervento solerte dei fucilieri del Regno ha disperso i rivoltosi. Tra le file dei militari, si è distinto particolarmente il dottor Watson, già ufficiale medico in India, riservista e collaboratore del famoso investigatore Sherlock Holmes.

Saturnino Farandola, 29 ottobre 1889.

4 commenti:

  1. Anonimo09:59

    Chiarissimo signor Farandola, leggo con sdegno la sua trasposizione de' fatti di Londra dell'estate scorsa. Io, col mi cugino Gaetano, eravamo prorio in codella città per affari nostri la scorsa estate. Già da subito ebbimo i nostri problemi con le forze dell'ordine. Ma quando gli allegri e simpatici compagni inglesi arrivarono a Londra attirati da quell'infingardo di Barnum si scatenò l'inferno. Un polizziotto, un certo Bobby Fuckyou a sentir gli altri anarchici inglesi quando lo chiamavano, ha mollato una randellata al mi cugino da lasciarlo senza fiato, tutto pallido a terra. Che mi credevo ch'era bell'e morto. Quando perfortuna si ridestò, ci imbarcammo nel primo piroscafo a vapore per l'Italia. Non posso dimenticare le ultime parole del Gaetano: "Ora me ne vado in America, dove non ci stanno re e manganelli. Ma aspetta che torno e che mi capiti un re d'Europa a tiro che gli faccio vedere io!"

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  2. Caro Signore,
    Non credo a una sola parola di quel che lei dice. Ritengo anzo che la combriccola di facinorosi di cui lei fa parte abbia recato danno al buon nome dell'Italia oltremanica. Le devo dire inoltre che delle ridicole minacce del suo cugino Gaetano me ne impippo e sarei anzi curioso di sapere quali danni potrebbe mai procurare alla nostra patria. Concludo infine dicendo che le risse provocate da voi anarchici ledono in primis agli sforzi riformisti di esimi personaggi come il Professor Pitogaluso e il dott. Stampacchia, oltre che di illuminati scienziati quali Lombroso, Mantegazza e Maraschini.

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  3. Ha ragione da vendere mio caro Farandola. Pensi che stavo proprio parlando iersera di questi fattacci con i miei cari amici di massoneria Porlimpeno Caserio e Aristogasto Lucheni. Entrambi mi confidavano che i loro figliuoli, Sante e Luigi, ragazzi pii e timorati che conosco personalmente in quanto da bimbetti gli regalai due coltellini comprati a Zurigo, sono stati avvicinati da scapestrati dalle idee strampalate e pericolose, come quel Bresci. Li ho tranquillizzati e ho detto loro che dovremmo avere più ragazzi come i loro figli in questo nostro belpaese. Ligi all'autorità e all'ordine. Ragazzi che sicuramente innalzeranno il prestigio italico in tutta Europa.

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  4. Prof. Ermenegildo Maria Babbaleo10:58

    Ah ah ah ah arggh... Mi scusi la franca risata Farandola ma i suoi articoli ormai più che rabbia mi provocano ilarità. La sua persona è l'unica vivente sul globo terracqueo che ancora non sa che la vera identità del famigerato dottore ed un tempo militare di Sua Maestà la regina Vittoria, John Watson è in realtà quella di un dottorino di provincia tal Arthur C. Doyle. Il Doyle millanta scontri a fuoco in mezzo mondo ma, a parte l'ardore per le corse ginniche di cui è sovente spettatore e giudice, l'unico fuoco che conosce è quello del suo caminetto davanti al quale passa le giornate ad inventarsi mirabolanti avventure con quell'altro debosciato dell'Holmes. Lancio queste accuse avendo le spalle coperte, le mie informazioni londinesi provengono da una fonte autorevolissima, il proconsole italiano nella capitale inglese, duca-conte Pier Maria Malafede di Primopelo.

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