
Una notizia, che dalle pagine del Telegrafo vi trasmettiamo in anticipo sugli altri giornali, ha messo in agitazione l’ambiente delle esplorazioni. Un paio di giorni fa, esattamente il 6 ottobre, due esploratori tedeschi, Hans Meyer e Ludwig Purtscheller (nell'immagine a fianco), hanno raggiunto la cima coperta da nevi perenni del monte Kilimangiaro, il primordiale vulcano che troneggia nella piana infuocata della terra d’Africa. Schivando le zagaglie degli ottentotti e di altre tribù selvagge i due scalatori ed esploratori che onorano della loro presenza la terra dei teutoni hanno avuto ragione delle difficoltà della salita e hanno piantato la loro bandiera sulla cima del solenne vulcano biancocrinito. Alcune malelingue, forse rese ebbre dalla lettura delle pagine fantastiche di Giulio Verne, affermano però che dietro la spedizione non si celi solo lo splendido sogno di civilizzazione europea delle selvagge terre del continente nero, ma un’esplorazione ben più minacciosa: quella delle profondità della terra. Pare infatti che i due esploratori siano seguaci delle teorie di John Cleves Symmes che nel 1819 ebbe a dichiarare al congresso degli Stati Uniti d’America che la terra è vuota e abitabile interiormente e che contiene al suo interno sfere solide concentriche. L’ingresso per questa terra interiore veniva fissato dal Symmes ai poli, mentre da alcuni manoscritti di era platonica, decifrati qualche anno or sono dal celebre classicista Von Wilamowitz Möllendorf, pare che la via per il centro della terra cava sia da localizzarsi da qualche parte a sud dell’equatore. Che il Kilimangiaro sia la nuova porta dell’Ade o l’ingresso per il giardino perduto dell’Eden? Che dietro la loro pacifica aria di esploratori
si celi il ghigno del visigoto che insidia il primato italico sull’orbe terracqueo? E che fanno i nostri esploratori? Si lasceranno superare nella corsa alle colonie intraterracquee da un branco di mangiacrauti? “Se fosse ancora vivo Nembrotte Nepomuceno un Pallone aerostatico con la bandiera savoiarda avrebbe già da tempo fatto rotta verso le terre degli ottentotti e degli ippopotami”, ha dichiarato, in evidente stato di sovreccitazione, il Medico Della Real Casa Gioachino Stampacchia.
Saturnino Farandola, 08 ottobre 1889.
Ho letto con piacere la notizia dell'impresa germanica e non posso che sperare che un giorno anche gli italici piedi calpestino le cime delle più alte montagne del mondo. Immaginatevi il tricolore sulla vetta del monte più alto dell'Himalaya. Quali onori e, se mi è permessa una nota di venalità, quante possibilità economiche! Pensate alla realizzazione di stazioni di villeggiatura italiane su quei monti innevati. Già mi immagino l'apertura di un Hotel Ritz alla periferia di Kathmandu.
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