Ravachol: l'ultimo tanghero a Parigi
Cari Lettori, come ben sapete nella giornata del 30 marzo scorso in quel di Parigi venne arrestato, grazie ad una soffiata, il pericolosissimo anarchico François Koenigstein in arte Ravachol. Secondo disposizioni del Quai de Orfevres, per la garantire la sicurezza dei protagonisti della vicenda, è stata vietata la pubblicazione di notizie relative alle circostanze dell'arresto ma siamo sicuri che non violeremmo il principio della precauzione se dichiariamo pubblicamente che le autorità parigine farebbero del bene concedendo al proprietario del ristorante Very al 24 di Boulevard de Magenta la giusta gratitudine e, perchè no, un premio in denaro. Seguiamo ora con la pubblicazione, in collaborazione con la Gazzetta Piemontese e del suo inviato a Parigi, delle sconcertanti dichiarazioni rilasciate da Ravachol durante la di lui confessione.
Il terribile anarchico nella intimità della vita
Una volta arrestato, il terribile anarchico che ha da solo fatta tremare tutta Parigi s'è visto perduto. E lo ha detto subito. Tuttavia ha voluto farsi pregare un altro pochino prima di dire tutta la verità. Ieri sera, finalmente, molto sul tardi, si è deciso a confessare, e poiché c'era, considerato che tanto o tanto, anche senza la dinamite, oramai la sua testa era già in virtuale possesso della lunette di mastro Deibler, si è vuotato tutto.
— Ebbene sì, sono proprio io l'autore principale della salterella della via Clichy.....
E — a totale allargamento del. cuore del giudice istruttore Attalin che lo ascoltava — Ravachol narrò che Bealat, Gustavo Mathieu, Marietta Soubert e lui avevano commesso l'attentato del Boulevard SaintGermain servendosi di una marmitta carica di dinamite e di mitraglia. Disse di essere stato lui a collocare l'engin.
Quanto all'attentato della caserma Lobau, disse che fu commesso unicamente da Bastard (un altro anarchico che si trova già in mano della Polizia) e Gustavo Mathieu, i quali si servirono di una forma da gâteau in rame.
Infine confessò che l'attentato ultimo della via Clichy era dovuto unicamente a lui ed a Mathieu e che, qui ancora, chi era entrato a collocare la macchina infernale era stato lui, Ravachol. Come vedete, queste sono le cose che vi ho scritto all'indomani di un colloquio avuto con un pezzo grosso della Polizia.
Ma Ravachol ha detto dell'altro che vi riuscirà inedito. Ha detto anello che avrebbe fatto se non l'avessero così presto arrestato. Egli disse candidamente ad Attalin che il primo salto lo avrebbe fatto fare, e ben presto, a palazzo Borbone — questo ricovero di... sales tripoteurs, come pulitamente Ravachol qualificò i legislatori del popolo francese, — quindi avrebbe fatta fare la... grenouille a quel p.... d'un deputato Thomson, che ha avuto il coraggio di proporre una legge contro gli anarchici. E poi sarebbe probabilmente venuta la volta del Lussemburgo, di dove avrebbe d'un tratto spazzate via tutto le vielles barbes dei senatori E poi e poi se gli davano tempo, ci avrebbo pensato lui a rigenerare tutta la società attuale....
— Car je m'y suis voué moi! à la destruction des sales bourgeois... — avrebbe detto in tono di perorazione Ravachol. — E so ho ucciso, se ho assassinato è stato sempre per seguire la mia santa idea di sopprimere i gaudenti indegni a profitto dei paria.
— Ma intanto avete cominciato a rubare ed a rubare per voi?
— Ho rubato, sì, ma il denaro che ho guadagnato (sic) coi miei delitti l'ho in gran parte distribuito ai sofferenti ed il resto l'ho sacrificato alla mia causa. Io morrò pel mio partito come un martire, maledicendovi tutti o facendomi un solo augurio. Che le mio idee cosi da voi vigliaccamente strozzatemi (sic) siano riprese e continuate da altri di me più fortunati....
Così si esprime o così la pensa questo mostro. Ebbene sentito come di lui parla la Chaumartin, una delle arrestate, che fu rilasciata ieri in libertà perchè lo stesso Attalin si convinse ch'essa era una brava donna ed affatto innocente della complicità imputatale. È un mio amico e collega della Stampa parigina che ha potuto ieri avvicinarla qualclio minuto mentre attendeva la partenza della tranvia che doveva portarla dalla rue Taitbout a Saint-Denis, dove era ansiosa di recarsi per riabbracciare le sue figliuolette.
— Che volete che ve ne dica ? È stato preso. Ciò m'ha fatto assai pena, tanto più venendo a sapere ch'egli è ritenuto un sì gran malfattore. Ma credetemi che nell'intimità non era per nulla la bestia feroce che ora si rappresenta, Ravachol era dolce e rispettoso. Non mi ha mai detta una frase triviale, non mi ha mai mancato di rispetto. Esso adorava i bimbi; non poteva incontrarne uno per la via senza carezzarlo; le mie due piccine poi le aveva sempre sulle ginocchia.... Ed un uomo che ama i bimbi a quel modo, no, non può essere cattivo. Da noi, la sera, non parlava che di anarchia. E come si accalorava là dentro!.... Quanto a me non ci capivo nulla. Tuttavia lo sentivo sempre dire con tanta convinzione che un giorno tutti saremmo ricchi e che non vi sarebbero più stati di miserabili, che — quantunque tanto a me quanto a mio marito ciò paresse un po' difficile — finivamo per credere a sentire l'estrema convinzione che Ravachol ci metteva.
— E, dite, come andò l'affare del vostro confronto con lui?
— Ah! l'emozione di quel momento non la dimenticherò mai più. Non sapevo nemmeno del suo arresto. Me lo condussero improvvisamente innanzi. Mi lanciò uno sguardo supplicante Compresi subito che se parlavo l'avrei perduto e ho detto subito di no, che non lo conoscevo.
Circa il motivo del suo arresto la Chaumartin disse che la giustizia credeva fosse stata lei a portare la marmitta entro dazio.
— Ma dunque avete detto voi che era stata la Marietta?
— Ah questo poi no. Non ho tradito nessuno. Soltanto quando mi confrontarono con lei, lo dissi che ero madre, che avevo due figliuolette a casa che mi imploravano, la pregai di dire almeno che io ero innocente.... E la Marietta ha fatto di più, si è commossa tanto che disse chiaramente d'essere stata lei a portare la marmitta colla dinamite, e narrò tutti i particolari.
— E cosa narrò?
— Narrò per esempio che essa con Mathieu, Ravachol e con Bealat, il suo amante, avevano preso la tranvia da Saint-Denis alla rue Taitbout. Erano saliti sopra l'imperiale. La marmitta la teneva in mano lei, la Marietta. Avvicinandosi al dazio, un vicino le disse:
— Se voi avete li dentro qualcosa che non volete dichiarare al dazio, nascondetelo.
— Ho un pollo! — disse Marietta.
— Ebbene mettetevelo sotto la veste. Il dazio è già fin troppo ricco.
La grazia di quel pollo!....
La Gazzetta Piemontese, 5 aprile 1892